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Leggenda sulla fondazione di Samarcanda

Leggenda sulla fondazione di Samarcanda: le origini di una città leggendaria dell’Asia centrale

Shaikh Najm ad-Dīn Abū Ḥafṣ ‘Umar ibn Muḥammad an-Nasafī, che era un maestro di spiriti e di uomini, aveva raccontato una leggenda sulla fondazione di Samarcanda secondo cui la città fu fondata da Iskandar Dhū l-Qarnain¹ ed egli mise a capo della costruzione Samar e Kamer che la completarono. Si racconta che Samar, apprezzando quest’acqua e quest’aria, prima scavò un pozzo da cui tirò fuori la terra, e poi ordinò che quel pozzo fosse riempito di terra. Tutta l’urina che avevano, l’hanno messa nella terra del pozzo, ma c’era un’eccedenza. La terra in eccesso di questo pozzo fu usata per le fondamenta della città. Dissero che la grazia scese sul pozzo, perché se la terra del pozzo fosse stata meno, la città non sarebbe stata costruita, perché gli studiosi hanno scritto nei libri della tradizione che se qualcuno vuole costruire una struttura o piantare un albero, dovrebbe scavare una buca, tirare fuori la terra e poi riempirla di nuovo, e se la terra risulta essere troppa, allora quel posto è considerato felice, ma se la terra risulta essere troppo poca, allora ci si dovrebbe astenere: non importa quanto sia duro il lavoro, il lavoro è vano e l’opera non durerà. Si dice che dove si trova Samarcanda c’era una montagna di terra che conteneva grani d’oro, e ora se si trovano pezzi di questa terra e li si tiene al sole, brillano naturalmente d’oro.

¹Dhu al-Qarnayn o Dhul Qarnayn, “il Bicorne” (in arabo: ذو القرنين‎, Dhū l-Qarnayn, “Quello dalle due corna”) è un epiteto che identificherebbe, probabilmente, la figura di Alessandro Magno nonostante ciò sia smentito da numerosi studiosi della fede islamica, la cui fama di conquistatore di una parte dell’Asia, aveva travalicato i secoli, dando origine a un vero e proprio mito letterario attestato ad esempio sia nella letteratura di lingua araba sia in quella di lingua persiana (Iskandar-nāmeh) od ottomana.
L’espressione deriva da un passaggio dello stesso Corano che nella Sura XVIII, versetto 83-98, parla di un imprecisato «potente sulla terra» cui Dio avrebbe dato «accesso a tutte le cose», autore di mirabolanti imprese ispirate dalla Potenza divina. In questa sura Dhu al-Qarnayn è associato ad altre figure “apocalittiche”: il profeta Elia? (Khidr), Mosè ed i santi sette dormienti di Efeso.

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